Il sistema di identità digitale in Italia sta vivendo una svolta importante. Alcuni provider SPID hanno introdotto tariffe annuali per il mantenimento delle credenziali, segnando la fine della gratuità che per anni aveva caratterizzato il servizio.
Perché lo SPID diventa a pagamento
In origine, i costi di gestione erano coperti dagli identity provider grazie a contributi pubblici e ritorni d’immagine. Oggi, però, gli investimenti necessari sono cresciuti:
- aggiornamenti tecnologici,
- sistemi di riconoscimento da remoto,
- rafforzamento della sicurezza,
- estensione ai minori.
Questi fattori hanno reso insostenibile il modello gratuito. Alla scadenza delle convenzioni con lo Stato, diversi operatori hanno quindi introdotto canoni annuali contenuti (pochi euro).
Provider gratuiti e alternative allo SPID
Il panorama attuale è variegato:
- alcuni gestori mantengono lo SPID gratuito,
- altri applicano una tariffa annuale,
- le Pubbliche Amministrazioni restano obbligate ad accettare sia SPID che CIE (Carta d’Identità Elettronica).
Chi non vuole pagare può rivolgersi a provider gratuiti o utilizzare credenziali alternative come la CIE o la CNS (Carta Nazionale dei Servizi).
Il futuro dell’identità digitale in Italia ed Europa
Guardando avanti, la CIE sembra destinata a diventare la credenziale primaria, mentre la CNS è in progressivo declino.
A livello europeo, cresce l’attenzione verso l’EUDI Wallet, il portafoglio digitale previsto dal regolamento eIDAS 2, che consentirà di gestire un’unica identità valida in tutta l’Unione Europea.

